martedì 5 luglio 2011

Intervista con Adrián Morales


 “Mi viene difficile andare in vacanza o dare un concerto in un luogo dove mi hanno schiacciato le palle”
Di L. Santiago Méndez Alpízar /Chago

(traduzione mia, che non sono una traduttrice, bensí una cineasta che ha deciso di ospitare nel suo blog questo Artista con la A maiuscola che ci  racconta la veritá su Cuba, lo faccio affinché i miei connazionali 'di sinistra' smettano di blaterare slogan inneggianti ad una rivoluzione che di rivoluzionario non ha nulla di nulla, mi spiace, peró questa é la realtá nuda e cruda, ed io ebbi la sorte di poter verificare che cosí é, come ce lo racconta Adrían Morales, ho vissuto a Cuba 11 anni, a piedi e mangiando fagioli neri e riso, un pugno nello stomaco e tanta nausea nel constatare ancora una volta che gli esseri umani sono bugiardi per antonomasia. Buona lettura)

Dati concreti e significativi dell’autore:

Adrián Morales Rodríguez
AdriáNomada.
(La Habana, Cuba, 1965).
Studia Ingegneria Meccanica ed Estetica. Investigatore, curator, artista plástico e musicista (compositore e multistrumentista). Creatore interdisciplinare ch’evoca di continuo un’opera vicina all’ Arte Totale. Principale esponente e protagonista di quello che oggigiorno si chiama “Il Rinascimento Cubano”, La Generazione degli Ottanta. Pioniere del linguaggio multimedia, parte da Cuba con la piú alta formazione intelettuale e professionale, fuggendo dalla censura e persecuzione política. É un comunicatore non circoscritto ad una disciplina o ad uno stile, ma neanche all’arte in modo esclusivo. É cosí che si muove nel terreno della visual performance music, progetto che incomincia in modo quasi simultaneo, abbinando esposizioni di arte plástica con concerti dal 1985. Tra altre pubblicazioni e saggi: PsicoManualDigital. La Muerte del Pincel o La Prehistoria de la Infografía. Rivista, Temas para el debate Nº 21-22. Madrid. 1996, Arqueología del Silencio. Contenido sin Continente, per l’artista tedesca Hildegard Hahn, Edt. Centro d’ Arte La Regenta, Viceconsejería de Cultura y Deporte del Gobierno de Canarias, 1997, il monografico sulla sua opera visuale HisPÁNICO. Entre la Simulación y el Éxtasis, Edt. NomadArt Barcelona. 2002;  SobreDalí o La Metástasis del Inconsciente (Libro e DVD) Edt. Fundación Joan Abelló, 2005 y los Cds. Nómada, Ventilador Edt.1996; Ruta sobre Ruinas, Ventilador Edt. 1999; Shampoo. Un Alto en el Camino. NomadART Producciones. 2006; e recentemente incomincia Pilgrim Souvenir il suo ultimo proggetto musicale per Animamusic y NomadART. Risiede e lavora tra Barcelona e gli Stati Uniti.

Qualsiasi introduzione a questa intervista, che pretendo mostrarvi, puó causare lutto autentico. Preferisco peró mostrarla in tutta la sua totalitá e avvertire che vale il tempo del largo testo dove in piu di una domanda arriva una risposta quanto meno provocatrice, peró sempre intelligente.
-          Da quanti anni vive fuori da Cuba? Non é piú tornato? E perché?
Vedi Santiago, sono almeno 18 anni che vivo lontano da Cuba e non sono piú tornato. E le cause di tutto sono cosí estese ed estreme che ci vorrebbero varie tesi di antropologia alla maniera antica, che nemmeno tutti i gironi dell’’Inferno’ dantesco... Diciamo grossolanamente, e per non annoiare, che da lá ne sono uscito molto, peró molto scottato; cosí l’ho vissuto io, alcuni potranno pensare: esagerato! Altri, benevoli... peró quello che nessuno puó dire é come cavolo l’ho vissuto io – non mi sento obbligato a giurarti ch’é stato molto, molto difficile – e questo, quanto meno, bisogna rispettarlo. Non credo che la colpa sia di qualcuno specificatamente, (anche se potremmo ritornare a questa idea per sfumarla). A tal proposito, Rubén Torres Llorca (artista plástico) che conobbi moltissimi anni fá alla Habana, in un periodo abbastanza oscuro della nostra storia personale, ha appena lanciato un grido ammirevole a New York: - A Cuba non ci sará democrazia sino a che rimanga Un cubano vivo...- Nella Miami piú naïf ed ignorante, logicamente lo applaudono, pensando che si riferisca al Uno, che tu sai; e questo lá é politicamente corretto, peró dal mio punto di vista, “l’ambiguitá”, diciamo ambivalenza e saggezza di tal frase cala profondamente nei meandri di ció che siamo..., non si tratta solamente dell’ Uno, ma di uno, di noi, di quello che ci tocca personalmente ad ogni uno di noi, come corresponsabilitá, come intelligenza condivisa... ossia, il risultato del nostro processo come identitá collettiva; di quella che dubito e sospetto sempre di piú. Ti dico sinceramente che sino ad ora io non credo nella democrazia che i cubani possiamo inventare. Mi faccio carico delle conseguenze incendiarie che puó causare questa mia affermazione. Esistono momenti in cui le circostanze e le storie si torcono, e la stupiditá collettiva richiama al suicidio di massa, sollevato da una maggioranza isterica e smisurata (tanto da un lato, come dall’altro), soggetta a processi degradanti di suggestione generalizzata. Esistono epoche dove le irruzioni del demoniaco, nell’essere umano, avvengono non solo in forma occulta, nel senso di ‘rare’ eccezioni tra criminali e psicopatici, ma  apertamente ed alla grande; fanno politica e trascinano interi popoli. Lo dico in una mia canzone: “...Non posso raccontar la Storia neanche avendola vissuta, e se dico quello che penso mi crocifiggono come a Cristo...”. Mia madre ed i miei affettuosi amici, incarcerati o uccisi per pensare, o per essere semplicemente diversi, precarietá istituzionale, sinistrositá e dispotismo insopportabile, oscenitá generalizzata, intolleranza, incomunicabilitá, incultura, disinformazione, abusi inimmaginabili, tradimenti giganteschi ed altre abiezioni peggiori. Sarebbe meglio stendere un velo pietoso sull’argomento. Credo (aspiro) che ci saranno cose piú interessanti da ventilare in questa intervista.  E poi, nella mia vita, quelle cose sono successe tanto tempo fa, non é cosi? E facendo la parte del diavolo, la Storia non é quella che é stata, bensí quella che uno ricorda... lasciamo questa riflessione di grazia pendente.
Quali sono stati i motivi che hanno determinato la tua partenza dal Paese?
Credo che sia chiarissimo nella risposta precedente, peró voglio aggiungere che L’unico esilio che riconosco sia la perdita dell’ignoranza. Questa é la causa e per conseguenza l’effetto. Dopotutto i fagioli si cucinano dovunque ed io continuo a cantare: “...é la mia patria, il mio corpo, peró qualsiasi posto é piccolo...” conosci questo tema mio? Si chiama ‘Rimango’.

“Rimango
Ti ricorderó
Rassegnato per non poter volare
Come animale perso m’ immergo
Prigioniero di me
Ne restare ne andare, vorrei
É la mia patria, il mio corpo
Peró qualsiasi posto é piccolo
E non basta sognare lo stesso per salvarci
Ma sognare insieme.
Non riposo neanche dormendo.
Fame violenta mi blocca
E mi alza o mi seppellisce
Ed io sputo rabbia della mia anima.
E non potró sostenermi come un uomo
Ed in ogni modo arriverá
Il tempo dove i miei figli domanderanno
E pensaranno che mentivo
Ma io fui astronauta nel tuo corpo
Cosa faccio adesso se nella terra mi lasci?

Parafrasare Martín Niemöller è tanto intimo come esultante, credo che rifletta esattamente il tema in questione: ...un giorno vennero a prendere i capitalisti, e siccome io non sono capitalista, non dissi nulla. Quindi catturarono ai socialcristiani, ai socialdemocratici e ai comunisti ortodossi, ed io, che non ho militato mai in nessun partito politico, stetti zitto. Un altro giorno vennero per gli omosessuali, e visto che io non sono omosessuale, guardai altrove. Ed oggi sono venuti per me, che ormai non posso far nulla giacché non rimane piu nessuno che possa protestare...
Mi piacerebbe chiederle come vede Cuba adesso nel mondo?  Come si vede Cuba da Barcellona?
Hahaha... Come il gatto che gioca con il topo.  Insomma, bel filmetto di Topolino! – che Topolino mi perdoni – chiaro. Scherzi a parte, vedere, non é il verbo indicato... meglio: sensibilitá. A volte guardo e non vedo, o vedo per/ in/ verso un altro lato trattenendo la nausea. Vesto una salubre aristocrazia della sensibilitá, prima della eufemistica democrazia dei sensi, la ragione, la militanza, il compromesso e l’ordine, invariabilmente castrante e despoetizzante. M’inclino ad un godere indifferenziato, che mi regali la possibilitá di sbagliarmi, quello che definisco vicino ad un razionalismo trans-fuga, pronto al fracasso ... che in una frase di Theodor Adorno sarebbe: la dialettica della negativitá.
Dá l’impressione che per i Cubani, la maggior parte dei loro problemi  sia la sopravvivenza  ed il proprio paese...  in nessun altro luogo é cosí assoluto, né definitivamente così. Mi procuro abbastanza igiene ed asepsi mentale, e cerco di guardare da lontano... molto lontano, togliendo i testicoli dal centro del tavolo e soprattutto posandomi con prudenza e rispetto, in quanti altri lati mi siano possibili...  perché la ferita infetta, puzza e suppura, vada  dove vada.  Più che opinare, preferisco ascoltare e pensare, censure per questo ne ho ricevute  tanto a Miami come a La Habana, perfino a Barcellona.  Tra i cubani, sussistono spaventosamente  socialdemocrazie e mentalità di corte sinistroidamente staliniste e/o naziste e conservatrici, tanto in Europa come in qualunque altro posto, che non tollerano che gli si tocchi la sua Cubita  la bella o la bestia,  (e in alcuni casi né l’una né l’altra) fuori dai patroni archetipi attesi. Prima di spiegarti la mia opinione preferisco aggiungere più cose favorevoli al tema,  chiudere le orecchie,  alzare il cuore, contemplare, e vedere come sta il cortile, e come metro di giudizio solamente lo sguardo scivolando sulle cose, senza perdere l'affetto, né la capacità di indignarmi, sorprendermi ed allarmarmi. Se la natura ci ha dato due orecchie ed una sola bocca, in certi casi, dovremmo imparare ad ascoltare più di quello che parliamo. La realtà da sola, ha un’ infinità di cose da allegar(e/ci).
Ti racconto un aneddoto che per me chiarisce quello che mi stai chiedendo: Nel Kalachakra, che si celebró a Barcellona anni fá, dove venne il Dalai Lama accompagnato da un mucchio di sacerdoti buddisti,  presenziai ad una conversazione pubblica con un Lama molto anziano, ch’era stato incarcerato e torturato durante il periodo cosidetto della  “Rivoluzione culturale", (incredibile! Nomignolo  perverso di corruzione del linguaggio, quello che si può arrivare a fare in nome di qualunque cosa) e l'invasione della Cina in Tibet; ed alla domanda logica sul karma, i sankaras da depurare, la paura, e la perdita della fede, di fronte a tutto ció, il Lama rispose:  sì, ebbi molta paura per me, perché in mezzo alle immense ed interminabili sessioni di tortura, sentii, compresi,  com’ era facile  perdere la compassione.
Attualmente, passato quello che abbiamo passato, un atteggiamento, una risposta così, per me fú tutta una rivelazione;  una carica brutale d’onda sacra e risanatrice. Sento ancora risuonare dentro la mia testa quelle parole luminose. Ho poco da dire al riguardo, ammutolisco, autista, forse questo, spero, risponda a puntino alla domanda che mi hai rivolto. Gli scrivo questa lettera di dignità, coscienza, responsabilità e rispetto per se/uno stesso,  a tutte le dissidenze, disubbidienze (filie-fobie) e visioni possibili.
- Mi consta, comprai qualche sua musicassetta alla fine degli ‘80, nastri che conservo,  lei fu uno dei primi musicisti a realizzare e promuovere produzioni indipendenti a Cuba. Oltre a condividere spazi artistici con creatori (amici) come lo scrittore Leonardo Eiriz ed il musicista José Raúl nel Museo delle Arti Decorative all’Habana.
Come ricorda quella tappa, chiamiamola così, e perché smise di fare la Peña nel Museo?
Fu sospesa come quasi tutto in quel paese, in simile circostanza; La Habana era in fermento un po dappertutto, aveva sapore ed era inquieta; apparivano pareti dipinte, riunioni illegali, manifesti, gruppetti (come normalmente li chiamava la nomenclatura del partito per minimizzare) chiunque in qualunque posto tirava su un capannone e faceva una performance per esprimere quello che voleva; la stessa cosa successe nel crocicchio di strada 23 ad angolo con strada G, era un qualcosa  che stava scivolando  dalle mani del regime, per cui bisognava intercettarlo e quindi arrestare il fenomeno. Credo che prima di allora non ci sia mai stata una situazione tanto divertente, tanto ricca e tanto creativa nella città, per lo meno per quello che ne sapevamo noi, generazione che non ha vissuto  intellettualmente  e culturalmente gli anni sessanta. Un giorno apparve l’esercito della ‘Sicurezza di Stato’ con armi lunghe e tutto il resto (sicuramente diranno che me l'invento) e tutto finí in un santiamen (comunque ce lo aspettavamo). Già negli ultimi spettacoli lavoravamo con la consapevolezza che tutto sarebbe stato insabbiato, e in effetti durò quello che durò;  non  dopo, peró, di piú d’una performance incendiaria, dove giocavamo con la parola ‘Ordinare!’ (rogo all'archetipo, contro la fraseologia del discorso filo-governativo: - Capo dei Capi, Ordinare! Per qualsiasi cosa, dov’unque e comunque - e tutta quella merda che intendemmo sempre come sottomissione, consegna, cessione assoluta delle nostre libertà e autodeterminazioni). La parola ‘Ordinare!’ scritta migliaia di volte in un muro tipo lavagna scolastica, ripetuto sino alla stanchezza,  all'esaurimento; la scorpacciata si concludeva con l'isteria collettiva degli spettatori oramai non tanto pazienti, sobillati dalla nostra intenzionale reiterazione ed inutile insistenza minimalista consecutiva.  Solamente: Ordinare!, Ordinare!, Ordinare! e così, sino alla catarsi, sino a riempire tutta la lavagna, lo stesso sull’unico, quella parola riscritta su se stessa sino alla fine della scena che si concludeva in mezzo alla disperazione collettiva e con i rantoli di un personaggio muscoloso, caricatura di un rigido professore di scuola , il quale  finiva a terra tra convulsioni e persino bava alla bocca, dopo aver distrutto la lavagna ridipinta sino alla sazietà di ‘Ordini!’, dove alla fine appariva la parola: Pensa! in maiuscolo, uscendo come un grido dalla bocca di un mostro dipinto, nascosto sotto a tutto questo e riservato come  sorpresa finale. Sfida, incrinatura ed arringa al personale (tipo esorcismo collettivo, diciamo), "atto" di una certa ingenuità, ma di una forza diretta e midollare che finì in una cascata di applausi di complicità terrorizzata, isteria collettiva e mediazione del pubblico. So che molti informatori della sicurezza, (c'erano sempre alcuni agenti della Sicurezza di Stato controllandoci che sapevamo persino chi erano)  presenti  in sala, quando videro cosa facevamo, uscirono correndo ad informare...ultimo tiro mancino. Era troppo, questo sfiorava già la propaganda ‘nemica, la contro-rivoluzione (intendendo per  Rivoluzione’ il concetto stratificato del potere Castrista), e non si trattava di semplice diversionismo, bensì di una deliberata e cosciente sovversione (del) personale. Questa performance ideata da me, la metteva in scena Gesù, un fisico costruttivista con un corpo da culturista, che chiamavamo ‘Il Mito’,  da Mitologico. Wau!, come Andy Warhol, anche noi avevamo il nostro personale Arnold Schwarzenegger, salvando le distanze, in versione non meno impressionante di mulatto caraibico, hahaha. Quello fu l'ultimo atto che ci tollerarono. Anche se, col Museo chiuso, la gente continuò ad andare lá durante moltissimi lunedì, giorno abitué, benché fosse chiuso, a sedersi sul marciapiede del Museo, anche sia per atteggiarsi, persino per fare niente, per meglio dire. Per molto tempo ci andavamo per solidarietà, e ci sedevamo vicino al pubblico consenziente. Com’è logico, ogni tanto si avvicinava la polizia per il conglomerato di gente riunita in un posto pubblico senza fare niente.  Noi li trattavamo amichevolmente, non fosse altro affinché non se la prendessero con noi, giá ch’era quello che andavano cercando, da parte nostra non ci fu mai provocazione alcuna. Dopo, a poco a poco, per stanchezza, la gente smise di andare e gradualmente si disperse tutto. In realtà La Peña dei Lunedì del Racconto, perché così lo chiamiamo, da allora non si fece mai piú, né all’Habana, né in nessun altro posto a Cuba. Si andarono chiudendo  uno ad uno tutti gli spazi. Tutta quella tappa la ricordo generalmente con un salto nello stomaco, erano tempi nervosi, tutto ciò lo racconto nella mia canzone ‘Scoprendoti’, primo track del Cd. Nomade:  ... la Gioventù è un desiderio in pericolo...
- Il suo nome é menzionato dal critico J. Borges Triana, in quello che egli stesso battezzò come: "La Generazione delle Talpe". Come vede lei questa "ipotesi  gruppo generazionale" al giorno di oggi? Ed anche, si sente tuttavia parte di esso?
Quello delle Talpe é/fu un eufemismo, ben abile, generoso e discreto da parte di Joaquín Borges Triana, cercando di togliere, o mettere, a seconda di come si guardi, pesi al tema, sempre con quel suo spirito tanto delicato, intelligente e comunicatore, autore di un rispetto ed una prudenza estrema, al quale mi unisce profonda stima, ammirazione ed al quale dobbiamo in gran parte la nostra visibilità pubblica. A quei livelli, e tanto per riderci sopra, credo che avrebbe dovuto chiamarci la generazione Kraken, Golem, Dibbouk, Dagon o direttamente l'Oltretomba. Underground mi risulterebbe molto soffice, pacchiano, e manipolatore... riparo delle proteste vendute, dissidenza pagata e moderno collaborazionismo cosciente della confusione generalizzata...  argomento o termine che mi produce solo nausee, (dopo ritornerò su questo)... Mi riferivo a qualche tipo di animale mitologico che si ritorceva nella fornace delle viscere della terra, sino a farci scoppiare tutti in pieno viso come I Miti di Cthulhu o I Cani di Tindalo parafrasando a Lovecraft, hahaha.  Un campo minato la cui minaccia non abbiamo percepito, e molti né calcolarono. L'immagine della Talpa, alla quale mi unisce oggi allo stesso modo un sentimento ambiguo di nostalgia e tristezza, sappiamo che funzionò in maniera efficace per l'epoca - senza dubbio alla gente rimase il messaggio -.
Ed anche “se eravamo pochi -ci dicevamo- ha partorito la nonna” (Nota della Traduzione: detto cubano per spiegare che i problemi se moltiplicano, se “pochi” é sarcastico, adesso ancora molti di piú).  E non solo ci sentivamo così, a parte che oggi ci nomina, ci segnala, ci classifica, ci connota... pisciare bene nel territorio é stato bello, soprattutto per aver vissuto, allora, aria di contesa, ops! volevo dire di rottura di coglioni... Fu come stabilire un modello, un rantolo, una riaffermazione della differenza. Similitudine de(l) animaletto ostinato: accondiscendente? felice? Qualcosa di apparentemente inoffensivo? Per capirci, un qualcosa simile alla tenerezza del coniglietto peró senza la tenerezza, e coi denti e gli artigli più grandi e affilati, pronti a sgranocchiare i legni più rigidi -  laddove ‘tenerezza’ significava per noi ristrettezza, durezza, vuoto, impermeabilitá, intolleranza, inflessibilitá e in-quadrato, come le teste di molti dirigenti. La talpa vive sotto terra, e quindi aggiungo: rozzo? Brutale? Più grassoccio, mal genio, marrone e relativamente trasalito, (mi valga il neologismo, invece di lavoratore) (Nota della Traduzione: qui l’artista spiega con un gioco di parole dove in comune hanno il “tra-“, lavoratore si dice traBAJAdor, e l’altra parola é traSUBIDO, dove subido, significa: salito verso o dal). Rispetto a quello dei dentini più lunghi, si intuiva che, ‘l’unico(?) Peccato’, era il rodere gli alberi e "seminare le semenze" per/di altri e per/da egli stesso, chiaro! (ma allo stesso modo anche l’erba cattiva, cosa piú utile), e perforare il territorio;  chiunque sotto i nostri piedi che si rimuove e si fertilizza, ma che egualmente scava e buca. Quindi a prescindere da quello che é successo e che é passato, il resto della storia la sai già, - terra inghiottimi - e che cosa posso dire di più?, hahaha.
Oltre a quello che io posso sentire, giacché per me questo é il punto minore in questa analisi, la domanda alla quale ancora nessuno mi ha potuto rispondere è: Come, perché, per quale motivo, quel gruppo (se cosí possiamo definirlo) policéfalo, decentrato, disperso e di corse molto irregolari ed incostanti, mi sente suo, o per meglio dire:  sente che gli appartengo? D'altra parte nessuno mi ha chiesto se io volli/voglio stare lì; piuttosto era un qualcosa che si vestiva, ed ognuno lo assunse come meglio poté, con maggiore superbia e minore gratitudine, stando all'erta, scusando la mia versione di animale dallo strano mantello, che una volta in mezzo al cespuglio si scuote per ripulirsi dalla polvere della strada- parafrasando a Castañeda -.
La mia ammirazione, lealtà e rispetto verso Joaquín Borges Triana, continua ad essere totale, indiscutibile ed incondizionata. Lui é un personaggio storico.
Artisti cubani che vivono in Europa o America, che hanno perfino una "opera discutibile", vanno e realizzano multitudinari concerti a Cuba. Le hanno proposto di dare qualche concerto a La Habana? L'accetterebbe?
Sì, me l'hanno proposto, in varie opportunità, e non solo i cubani, che hanno trattato di limare le asperitá, trattando di riconciliare per quanto possibile molte cose che sono successe, atteggiamento che lontano dal deplorare al contrario esalto; perfino rappresentanti spagnoli e nordamericani che mantengono certe "relazioni" con le istituzioni culturali cubane, (sotto nomee che si dicono e si credono molto progressiste ed ugualmente questionabili;  che non metto in dubbio, né l’integrità, né il loro desiderio di far cambiare le cose a Cuba; peró sinceramente, mi costa troppo andare in vacanza o a cantare, e molto meno gratis, nello stesso posto dove mi hanno schiacciato le palle. Ed inoltre, non ho nessuna voglia di pagare un visto per andare nel mio Paese, che mi vide nascere (ratto, furto consentito tacitamente da tutti i cubani che ritornano, sostenendo così quell'apparato del Potere vigente. Ogni tre cubani, uno mantiene agli altri due che rimangono nell'isola, ceppo affettivo e filiale che viene utilizzato come arma nella Cultura dell'Ostaggio, sopratutto economico, consultare un mio testo: “Dell'esilio di velluto al collaborazionismo cosciente. Riflessioni o deliri alla cubana”. Né tantomeno voglio sopportare il gergo migratorio-consolare, che a priori ti mette in uno status (nomignolo) di emigrante (connotandoti esclusivamente e dispregiativamente nella condizione di ficcanaso economico, perché ‘esiliato’ sarebbe ammettere ‘la condizione politica’ che in nessun caso sono disposti ad accettare, da notare che questo termine é completamente proibito in tutte le ambasciate cubane sparse per il Mondo. Per essere piu tagliente: non credo nell’esilio vellutato, non capisco come molte persone che sono fuggite da Cuba, parlando malissimo della situazione politica, vogliano ritornarci. I vermi, (gusani) come si chiamavano quelli che fuggivano,  sono mutati in farfalle, e si permettono pure di ostentare il loro "status" di relativamente ‘liberi’ davanti ai loro coetanei (lo vogliano o no...) ...adesso loro viaggiano, gli altri no...,  noi, le farfalle, abbiamo, a Cuba, accesso a certe cose, gli altri no... adesso a dispetto di tutto siamo diversi, la vediamo diversamente e sentiamo diversamente dai nostri connazionali. Non ci inganniamo, Cuba vista attraverso un prisma è molto facile. Per cui non solo mi sembra asfissiante e ridicolo, bensì per amor proprio, per etica, per rispetto, lo trovo insopportabile e degradante da entrambe le parti, quella del cubano che viaggia liberamente e quella del cubano tuttavía prigioniero nell’isola.
Mi sembra profondamente immorale passare il tempo a parlar male del sistema politico cubano e nello stesso tempo accettare un invito a cantare gratis nei suoi spazi, utilizzando le sue istituzioni, le sue infrastrutture.  Quando sappiamo che a Cuba non v’é alternativa, finché esiste un solo padrone, una sola ideologia, una sola patria, una sola rivoluzione, un solo leader, una sola politica, un solo manuale di razionamento (senza palliativi né alternanze, la menzogna che raccontano ai cubani, che se la credono ingenuamente, sulla questione dei rifornimenti). No, non leccherò mai lo stesso stivale che mi prendeva a calci allora. Benché vogliano sfumare il tema, adducendo che le cose sono cambiate (che le cose cambiano é ovvio, sempre cambiano) rendiamoci conto che si tratta solamente di un cambiamento morfologico del potere, adattandosi ai nuovi tempi, come un serpente che si ritorce su se stesso per mutare di pelle, ma non l'essenza. Negli anni sessanta, molti soffrirono la prigionia solo per ascoltare i Beatles, ed ora a John Lennon gli hanno dedicato un parco nel centro della città, a quelli della mia generazione ci mettevano in prigione, essendo un maschio, solamente perché ci vestivamo in forma differente, o se portavamo gli orecchini, o i capelli lunghi, peró adesso no, adesso sono altre le cause, e ci saranno sempre altre cause...  il potere muta la sua forma, la sua rappresentazione,  per rimanere fermo al suo posto costi quel che costi, ma l'essenza e la sua tossicità continua ad essere la stessa, fa parte delle sue strategie di resistenza. Prova a toccargli i punti nevralgici del momento per notare come, istantaneamente, s’incrudisce la situazione; domanda alle Dame Bianche (le spose dei prigionieri politici). Se ‘Habana Abierta’ e ‘Carlitos Varela’ ti sembrano scalmanati e contestatari, suggeriscigli che in qualche suo concerto dìano spazio pubblico alle Dame Bianche, cosí come fece Sting, inglese, straniero ed inoltre coincidentemente giusto dopo Malvinas, in Argentina, in uno dei suoi concerti, con le analoghe Madri di Plaza de Mayo (piazza di maggio), questione che né la "comunista", collezionista di diamanti, Mercedes Sosa, né nessun Argentino famosetto di allora osò fare. Oggi lo sa tutto il mondo. La nonna della mia ex-donna, Andrea, era lì,  vergognata per la quantità di volte che chiesero alla negra Sosa ed a moltissimi altri artisti nazionali, oggi vacche sacre dell'establishment... ed invece fu l'inglesetto bello e pop! (oltre a fare una canzone specifica dedicata agli scomparsi, cantata in duo con Rubén Blades, - minuta lezione - che mobilitò il Mondo. Che Dio lo benedica! Perché di frivolezza nulla. Chapeau per Sting che dà allora l'ho messo su di un piedistallo;  compositore eccezionale, come ha dimostrato in tutta la sua traiettoria di musicista impegnato, di una verticalità indiscutibile.
Il giorno che succeda qualcosa di simile, parleremo e vedremo come si rivolta il mostro contro di loro, perché in ogni momento ha la sua piaga dove mettere il dito. L’alcool lontano dalla ferita non la fa bruciare,  ecco la trappola, l'inganno. La gente pensa che sia solo alcool, e dice:  - Uy che infiammabile!- ma non pensa ch’é stato versato a kilometri di distanza dalla ferita, e che prima o poi ci arriverá sopra.
Faccio solo un'eccezione con un fenomeno che connoto come la nascita del Punk nazionale, che non so se in seguito trascenderá musicalmente in qualcosa d’altro cercando di farsi piu interessante, (artisticamente parlando, come musicista, come creatore), parlo di Gorki e Porno para Ricardo... minuta forza di palle quadrate per fare quello che fa e tirar fuori da quella bocca immonda, rivendicatrice e senza concessioni, da dentro il mostro stesso. Credo che è uno dei pochi, io direi l'unico artista che da Cuba in veritá non fa il gioco di nessuno, ma bensì il suo, votandosi ad una libertà di espressione inesistente e perdendoci la vita per quello. Così lo paga, ed altro, ho saputo... mentre il resto, per paura, gira la faccia da un’altra parte. Non credo che nessun altro artista che ha partecipato nel film Habana blues’ di Benito Zambrano, sia andato a trovarlo in carcere per portargli una sporta di cibo, l’unico sollievo della clausura forzata. (Intercalo io che sto traducendo questo documento prezioso: Ismael de Diego, un artista multifascetico cubano, figlio d’arte, era l’unico che andava a trovare Gorki in carcere, lo so perché me lo ha raccontato personalmente). Sia come sia, è un creativo di tutto rispetto e che vuole e deve dire le cose che succedono la (il contesto, per lui, è molto importante). Poi è un'opera che non so se avrà molto senso qualora cambiassero improvvisamente lo cose (apertura "democratica" e tutto il resto -già sai)... ma questo è il meno, per il momento lá esiste la tirannia e comunque ho l’impressione che esista in qualunque parte del mondo...ossia anche fuori da Cuba, dá un’occhiata al comportamento  delle corporazioni e del mercato (senza dubbio il peggiore dei totalitarismi), di come sostituiscono l'ideologia con il denaro, il capitale e l'accumulazione e si credono protetti dai gabba-scemi della corruzione politica, l'eufemismo della democrazia ed il simulacro della libertà. Benché il suo lavoro sia assolutamente legato alle sue circostanze, sta facendo un lavoro monumentale rompendo con gli schemi, proponendo nuove vie. Elogio i creatori che ci restituiscono il sangue in faccia, invariabilmente usurpata per secoli da asepsi, ordine e controllo politico; buco aperto e suppurante...  direbbe Antonin Artaud:  - senza ferita non c'è arte!-. Inoltre è un sangue rituale, per questo non risulta tanto grave, soprattutto perché è come il dolore...  avvisa ma non cura;  é per questo che il potere ed altre stupidità si collocano nel terreno del simulacro? Sino a renderci conto che nemmeno questo pensiero cura nulla, che sono solamente pezze, capri espiatori, benché ci abbiamo creduto per epoche...   la vita stessa è una malattia terminale, un'impresa in crisi, senza soluzione, né palliativi, ed è quanto c'insegna l’esistenza, la maturitá é dolore ben gestito...  più che la trasformazione che uno possa fare di se stesso.
A Cuba, la logica della violenza continuata dei discorsi e le sopravvivenze che si affrontano stá nel ripulire l'isola di gente che pensa diversamente, non c'è memoria storica che racconti certe cose del passato, che sarebbero rivelatrici, ogni discorso esclude l'altro, Miami dice che La Habana no, La Habana dice che Miami nemmeno. La reazione di uno, prepara la reciprocità dell'altro. Per esempio, nel sessanta gli omosessuali andavano all'UMAP, terribili ed inumani campi di concentrazione e lavori forzati...  ora sono tollerati relativamente, come personaggini spiritosi, riferito sempre ed indiscutibilmente con l’"arte", (e non con un'altra funzione sociale, - mi valga qualche ideologo del partito l’ammettere ció!) personaggi divertenti, dicevo, che riescono ad ottenere un ruolo da protagonisti nel cinema e nella televisione. Facendo parte, ed integrandosi(?) con sospetto ai processi tanto tardivi di "assimilazione" e/o "regolarizzazione" internazionale che il supposto mondo "civilizzato" ha cominciato a realizzare tanto tiepidamente e mai a tutto tondo, né omogenea a quelle elite borders, per non dire marginali o di visibilità sociale impossibile, dove ognuno segue mettendo gli zampini come può...  legittimando cosí, quelli che fino a pochissimi anni fa erano considerati scoria, porcheria, trattati come malati, degenerati, politicamente scorretti, condannati all'invisibilità e alle cloache delle società del controllo. Infine, quello che tu chiami "cuestionador", bisogna sfumarlo, perché se i dissidenti o i discordanti imparano sulle strategie e le cambiano diventando più cinici, più paradossali e più lascivi, anche il potere muta al riguardo. Si puó dire che ci furono da sempre due tipi di "dissidenza", come in Spagna oggi, dove gli scrittori Eugenio Trías e Rafael Argullol, professori universitari che pubblicano saggi e sono legittimati quindi dentro il sistema come dissidenti, critici e politicamente scorretti, ma senza dubbio tollerati dalla macchina del potere, e altri, molti, come Agustín García Calvo, per esempio, che non vengono pubblicati, e se si conoscono è per auto-pubblicazione in alcune rare e coraggiose edizioni, come per esempio la casa editrice indipendente Virus, assediata da ogni tipo di inclemenze politiche, economiche e peggiori pressioni che nemmeno ti racconto. Spaventa passeri che raggiunge il colmo della sinistrosità con la recente censura e sequestro editoriale del  ‘Giovedì’, e la sua caricatura del Piccolo Principe (Felipe, Principe spagnolo), mentre Letizia lavora(?) alla legge caritatevole governativa che distribuisce 2500 €  di aiuto a neonato, che per me si traduce in ‘scopare e partorire come macchine’ a spese dei contribuenti, che il governo chiama a fondo perduto. Quindi: Il monarchico e conservatore PP (Partido Popular, partito che dice di occupare il centro destra spagnolo) difende la libertà di espressione, e i liberali di (Pappagalli voglio dire) del PSOE (Partido Socialista Obrero Español, si dicono di sinistra moderata, adesso governo della Spagna), non solo se la passano accusando la rivista ed i caricaturisti, bensì impongono multe y/o prigionie esagerate. Non so dove andremo a finire con questi processi di confusionismo generale. (O meglio dire, si confonde solo chi vuole confondersi, perché per me é chiarissimo). In Cuba succedeva e succede la stessa cosa. Comincio a scoprire le analogie, le cortine di fumo e le fratture interne al sistema. Spesso si tratta, lo reitero, di dissidenza pagata, di protesta spacciata, di grido dubbioso e con il permesso... raggiungendo quote di una sfacciataggine ed un cinismo maiuscolo;  e sarà pure rottura ma non molto avant-garde, simulacro ma non troppo postmoderno, sperimentale ma meno inzozzato, un po' politico-contro peró permesso dalle istituzioni, (le sinistre di là e quelle di qua, un mercato, un'altra ideologia dispotica) un po' concettuale ma non troppo densa, un po' esotica ma non troppo nazionale, da una concessione(?), anzi, voglio dire da una strategia intenzionale all'altra. E posso citarti molti nomi senza peli sulla lingua, da Carlitos Varela a Pepe Bedia, nel suo momento, giá ché ora se la tira da furioso anticastrista in Miami, piangendo e mendicando elemosina al Ministero della cultura o a quei ministri senza portafoglio come Silvio Rodriguez, Pablo Milanes...  Marcia Leiseca, a quel tempo, o Llilian Llanes, rispettivamente. Lo stesso caso di Kcho, ora, (la loro ultima vedette, perché va per stagioni di raccolto;  ogni generazione ha le sue). Il potere sa chi scegliere per il suo gioco. Peró esistono opere e comportamenti che non lo permettono, al contrario si respingono come sostanze incompatibili.
Così queste Starr vanitose e civettuole hanno potuto raggiungere un  curriculum enorme, guadagnandosi il diritto ai viaggi ed a stabilirsi, o no, gradualmente all'estero, o in ogni caso godere dello status di tale situazione vantaggiosa, ed allo stesso tempo far parte della nuova manodopera economica, per produttori e programmatori "culturali" occidentali che continuano a viaggiare  a Cuba a cercare musicisti negri,  invece di avere il coraggio di dargli un giusto spazio qui in Spagna dove vivono giá, e il cui valore competitivo é di uguale portata, certo chissá gli costerebbe un po di piu, senza dubbio, perché sono già mediamente inseriti in questo totalitarismo, il mercato - o perlomeno coscienti di questo - e non out-side;  che ritornando al filo del discorso, risulta indignante ed irrisorio il prezzo economico e in piú il pedaggio politico che pagano e negoziano secondo coscienza, che a mio parere dovrebbe essere penalizzato dalla legge. Si tratta di una schiavitú consentita, senza protezione e né appoggio. Molti cubani credono di avere tutto, di essere liberi, solo perché hanno ottenuto il permesso di viaggiare e di uscire ogni tanto da quell’insoportabile situazione che si vive nell’isola, come ferie temporanee, e sono convinti di essere liberi e a volte si sentono appagati anche solo di questo, voglio dire: anche se non li paghi, giá per il solo fatto di farli viaggiare sono contenti lo stesso, perché sanno che quando ritorneranno sia come sia, sará diverso, con tutto l'average che implica, riconoscimenti, fama nel contesto cubano e relativa risonanza internazionale (ovviamente se gli è andata bene o molto "bene" durante la limitata incursione straniera), e nell’ordine, lavaggio dell’immagine davanti a tutti i bandi interessati, ecc...alla faccia di altri che cercando di infrangere, con dignità e decoro, queste relazioni professionali, non tolleriamo simili comportamenti...  e per assurdo che possa sembrare, é solo grazie a ciò, a questa resistenza, a Cuba prima e dopo qui in Spagna, benché in maniera distinta, di fatto e di atteggiamento, si é stabilito un dialogo del potere (o del mercato) con il resto del mondo, che permette loro di scegliere tra (tranne rare eccezioni) l'odioso destino di quello che non accetta né elemosine né civetterie, o il collaborazionismo comprato e corrotto che non solo tollerano, ma incentivano e sostengono. Cioè in termini pragmatici: pagare il permesso per entrare ed uscire da Cuba ed altre neccessitá convienienti all'uso.
Certamente che non tutti gli artisti cubani finiscono per credere a tutto quello che gli raccontano. Generalmente, quelli che possono, (non solamente quelli che viaggiano, giá ché oltre a viaggiare devono sperimentare una certa sicurezza tramite le esperienze di quelli che vanno fuori da Cuba) continuano a preparare il proprio esilio lento e senza traumi, che altri hanno dovuto affrontare irrimediabilmente, con valore e slancio, di rottura radicale e senza ritorno, del tutto o niente, sradicamento ed intemperie.
Tutto questo a sua volta genera(va) un sottile limite ambiguo serpeggiante tra gli uni e gli altri; a volte gli artisti tollerati venivano messi dell'altro lato e viceversa, castigando il personale, perché quando il potere ti mostra l'ascia non lo fa in vena di scherzi;  sta a te poi fare la riverenza. Credo che esiste un momento, sia dentro che fuori da Cuba, dove si decide da che parte stare, ed allora hai fatto la tua fortuna, sei dove sei.
Quello che voglio dire, e cerca di comprendere il mio girare attorno alla domanda che mi hai fatto: nó, non lo accetterei... a non essere che me lo chieda il mio Elegwa (Nota della Traduzione: Santo della cultura religiosa afro-cubana), e lo dico senza vergogna, anche se appare ridicolo e naïf, -e ne vado fiero-; comunque, ho cose molto piú importanti da fare in questo momento che qualsiasi decisione politica non mi interessa. Credo proprio che lo penserei due volte, e continuo a pensarlo tutti i giorni, il mio destino é essere anarchico. Penso che sarebbe un sacrificio enorme e dovrei prepararmi mentalmente per questo, per essere all’altezza. Si tratta di non prestarsi al gioco di interessi internazionali del lavaggio della immagine della Cuba di oggi, ed anche di questo nuovo ordine vittimario sentimentale dell’impresario progressista, quello del colonialismo umanitario e la solidarietá intervenzionista, bel controsenso! Come puó esistere il ‘capitale’ altruista? E non mi censuro... Robert Redford, Danny Glover, Garcia Marquez, Oliver Stone, Peter Ludwig e tanti altri.
Casi come questi servono per poter dire: - Ma come, non c’é democrazia? Ma certo che c’é democrazia!, guarda come si organizzano concerti e si esportano pure, e ‘funziona’... guarda quello che si dice davanti a truppecentomila persone nel cuore della Habana!- (da notare che solamente poco tempo fa andavamo a finire in carcere, senza dubbio, solo per ascoltare il Pop o il Rock, era considerata musica reazionaria del nemico). A quell’epoca aveva un senso suonare rock, giusto perché era considerato pericoloso, conflittivo, realmente questionabile (per usare un termine che a te piace tanto), in realtá costava molto osare, perché frugavi al limite, sul filo dell’accetta, adesso no, molti si limitano a ripetere o a dire a voce alta quello che pensano tutti, e questo non é una novitá, per quanto elettrizzante possa apparire. Mi resi conto subito che si trattava di cambi morfologici nella strategia del Potere, e che sarebbero stati lapidari, irreversibili e decisivi, per non dire definitivi, con rispetto a molte attitudini e volontá autenticamente libertarie. Il Potere apprende e capisce sempre piú ció che lo intacca e ció che no (benché succeda sempre qualcosa, ribellioni repentine ed inaspettate, fuori controllo, che lo fa tremare, dopotutto nemmeno il Potere é qualcosa di eterno ed infallibile, - niente lo è -) ma in ogni caso, quando questo succede, fa finta di chiudere un occhio, (ri)conoce) il fenomeno, accettandolo, integrandolo, "tollera" e controlla efficacemente, dando un'illusione "reale" di "libertà" vigilata, che molti, internazionalmente o nazionalmente, ci si tuffano confusi, alcuni collaborano coscienti ed incoscienti, altri si limitano ad essere testimoni silenziosi, ed  il resto si comporta come  agnelli o complici taciti.
Da allora (sospettavo) che arrivato il momento in cui uno poteva gridare in piazza, in mezzo ad un discorso di Fidel  - abbasso la Rivoluzione!-  la gente avrebbe riso di te, ed avrebbe continuato a conversare, ad aspettare il pane con prosciutto di infima categoria ed alle schifezze che vendono nei chioschi con le T-shirts, (richiamo-raggiro per l'assistenza di massa)... e Fidel, o chi per lui gli succeda, continuerebbe a seguire la sua linea, parla che ti parla, senza interruzione e senza che accada nulla, nemmeno il linciaggio tipico della mia generazione, ne gli assurdi e umilianti atti di ripudio che tanto hanno esaltato l’immoralitá nazionale... nulla di nulla, calma piatta, forse interrotta da qualche ubriaco che in un momento di defaiance di sinceritá estrema grida: smettetela di perdere tempo! – tra le risate generali.
Un’assoluta apatia anatematizzata, percorre sempre piú l’insipido orizzonte delle perversioni del liguaggio e la maniera di rappresentazione che ha il Potere in relazione alla massa. Quello che temevo é quello che giá era successo e che senza dubbio stá succedendo ancora e succederá di seguito.
Capiamo come, incomprensibilmente, tutti, (perfino i dissidenti ed i recalcitranti anti-castristi di Miami) insieme,  compiamo il proposito imperturbabile della ieratica, lapidaria ed inamovibile "rivoluzione" cubana. Risulta incredibile, o mi diranno che sono diventato pazzo e che come posso affermare certe cose(?), ma ho la senzazione che tutti sono stati manipolati come marionette da Fidel, (benché non tutti al suo servizio, sia chiaro - sarebbe il colmo -) da un lato e dall'altro,  e riflettere senza pregiudizi né polarità, né paralisi, mi sembra per lo meno utile... e io guarisco.  Non voglio contribuire alle barbarie, per causa e/o effetto attivo o passivo. Niente può guarire improvvisamente lo stato attuale dalla questione, ma qualcosa bisognerà cominciare a fare fuori dalla cornice massimalista di ogni prospettiva, per continuare a sbrogliare la matassa. Un filo d’acqua non abbatte un muro, o il blocco immenso di una diga, ma senza dubbio comincia a farlo, inizia un processo.  Qualcuno deve pur incominciare.
Come dice una canzone di Pedro Luís Ferrer, scusami se non cito testualmente, ma la sostanza del senso che mi lasció questo pezzo quando l’ascoltai la prima ed ultima volta era questo: - la Cuba di Fidel, il denaro di Fidel, il paese di Fidel, la patria di Fidel, ed anche la Miami di Fidel, la dissidenza di Fidel, il contro di Fidel, i dollari di Fidel, etc., etc...-. In sostanza tutto finisce schiacciato dall'impero dell'omologazione, l'ignoranza e la stupidità collettiva con cui mi scontro, che lo voglia o no,  e per quanto si intenti una resistenza, alla lunga, sempre siamo e saremo più vecchi e più tonti, facciamo quel che facciamo, questo stato di cose continua a rubarci la vita.
Credo di non essere preparato a questa conseguenza. Per prima cosa ho bisogno di vedere e conoscere moltissime altre cose. Il Mondo che non è ‘L’estero’ e né il resto, né gli altri, bensì il centro, l'io universo che risulta tanto affascinante, sconcertante e sorprendente. Epicurei invece di Stoici, come recita un testo di Marielena Cruz Varela, in uno dei miei Cd, ‘Rotta sulle Rovine:  homo ludens più che homo sapiens, perché l'esaurimento ideo-logico mette in pensione, si impone e vince l’obsoleto canone degli stoici. Non riusciamo nemmeno ad immaginare la quantità di cose belle che ci farebbero immensamente felici ma che stiamo perdendoci noi cubani con questo assurdo dibattito. Ma va bene, ci incamminiamo verso..., errori su errori. Altra cosa è dire che siamo pronti per il cambio definitivo. A volte penso che noi cubani non siamo preparati per la felicità, la nobiltà, la gratitudine, la generosità, la lealtà, la compassione. Siamo pieni di ampollosità, di alti contrasti, di risentimento, di necessità vendetta, di arrivismi, di rancore, di mancanza di sottigliezze, di paure difensivo-offensive ed un lungo, etc... Ti commentavo prima che ne penso dei processi d’intelligenza collettiva, associazione e volontà del conglomerato di una cultura, una società o una civiltà... la mia opinione al riguardo è che ci manca coefficiente... io personalmente cerco di liberarmi della razio che mi induce a pensare così, arrivando perfino ad aspirare, procurare, desiderare, di sbagliarmi. Ognuno fa per se, quello che sa, quello che può, quello che ottiene, quello che è. Questa comunque è la mia esperienza, ed ancor essendo ottimisti,  non serve  a nessuno. -Ed é meglio cosí...-
- Lei é uno degli artisti cubani più polivalenti. Concilia, tra altre arti, la musica e l’arte plastica, ottenendo, per altro, riconoscimenti. Quale di queste disclipline artistiche è predominante? O bisogna dare per buono quello  che si dice sul suo "spirito rinascimentale”?. Mi parli brevemente di quello che lei definisce:  "Musica-visuale."
Sì, senza dubbio, quello dello ‘spirito rinascimentale’ lo coniò un critico che non smentisco. Mi riconosco erede dell'Opera acida del cantautore di Santiago di Cuba, Pepe Sánchez, ed anche del multi-strumentista, eccellente pittore, compositore ed interprete Boby Carcasés (padre); Nell’ambito internazionale mi sento vicino a Laurie Anderson o Brian Eno, per citare alcuni esempi; benché formalmente la mia opera ed investigazione segue altre vie, diverse da quelle che si definiscono: canzone d’autore tradizionale, jazz latino e l'elettronica radicale.
Nel mio libro monografico ‘His-Panico’, puoi trovare qualcosa al rispetto...  una maniera abbastanza più personale, suggerita, e senza lo strepito dei titoloni, né le magniloquenze delle prove e la critica specializzata, che lo definiva come una specie di prospettiva obliqua o un certa trasversalitá sincrética nei modi di rappresentazione od operatività nell'arte, dove le conseguenze non si limitano ad una disciplina, né ad una cornice, né ad un linguaggio, né all'arte in esclusiva. Oso suggerirti, testualmente, l'introduzione critica del flyer di presentazione del mio ultimo spettacolo, cade a pennello: "Un'opera di sfumature combinate tra loro, una specie di Teatro del Suono, (ricordando che questo nome era legato a un gruppo musicale, della fine degli anni ’80 a Cuba, di cui fu leader vicino a Juan Antonio Leyva - uno dei musicisti compositori della colonna sonora del conosciuto film Habana Blues - generazione alla quale appartiene come importante protagonista) dove lo sperimentale acquisisce messe a fuoco interdisciplinari. La drammaturgia ci conduce in un viaggio mentale organizzato sulle ombre. Dissotterrando allo stesso modo passioni e sentimenti sublimi.  Musica e testo che evocano a tratti distorsione della coscienza, e che ci regalano dal minimalismo ancestrale dei monaci buddisti del Monastero di Namgyal nel Tibet, al canto risonante del didgeridoo aborigeno Australiano, al rock-industriale, alle samplers abituali del rumorismo e l'elettronica, ai Cantici dell'Estasi della saggia compositrice centroeuropea medievale Hildegard Von Bingen, alla passione dei grooves africani, armonia mundi. Processo simpatico globale, trans-territoriale e combinatorio;  presentazione del quarto album Pilgrim Souvenir, Souvenir Pellegrino. Parliamo di un'esperienza Meta-teatrale, vicina alla Musica delle sfere che ci raccontano che l'arte non è fine, bensì mezzo, per approdare ad altri limiti della realtá. Un dialogo-incontro di civiltà, incroci di culture tradizionali, perché tutto è centro in questa ruota che fonda la vita. E questa rara alchimia é accompagnata da un set di cinque schermi di proiezione simultanea, che sommerge sensorialmente lo spettatore in un’esperienza Tunnel di Arte-totale e che lo catapulta totalmente nel cuore dall'azione. AdriáNomada inter-scambia senza pregiudizi, ma anche senza mimetismi, influenze e tradizioni miste, apparentemente sconnesse, trattandole da uno spiovente sincrétismo, scoprendo quindi quello che accomuna l'oriente e l'occidente, (antico e moderno), per dirla alla McLuhan, una consapevolezza globale... Moirés sonici, li chiama, parlando dell’equitá atemporale, come amellioration senza ubicazione. Dissolvendo frontiere tra i linguaggi, la musica si trasferisce nel cinema, la danza, il teatro, l’arte plastica, convalidati da una riconciliazione con la scienza, la mistica, la sociologia, la politologia, o la cosa filosofica.
Lo Show multimediale di McLuhan é il risultato di una infinitá di ricerche intorno al mondo. Idee sincretiche e arrivi, trasformando e (de)costruendo tutti i temi... tutte creazioni originali dell’artista che fa anche riferimento a la World Music, a mo di archeologia del suono ed antropologia culturale.
La sua voce allude: -“...osservo per incontrare una Coscienza Continua. Che cosa cerchiamo, in realtá, con la lanterna di Diogene? La rivoluzionaria Psicologia Trans-personale e l’Antica Filo-Kalia affermano che mediante la curiositá ed uno sforzo speciale si puó svegliare la coscienza, e continuare a controllarla (...) un accesso, un avvicinamento Tantrico all’Arte, ossia un’espansione mentale...”. Allo stesso modo Carl G. Jung assicura che:”...la visione arriva ad essere chiara quando si guarda il cuore. Colui che osserva fuori da se stesso sogna, colui che guarda dentro di se si sveglia.”
Ossia, non si tratta di un istrione che eclissa il musicista, ne del musicista che dissimula l’artista visuale o teorico, secondo il manicheismo murato di certe visioni “specializzate”, fondamentaliste disciplinate, bensí di un’apertura senza limiti per la creativitá, non come conseguenza, ma come causa, origine ed essenza. Pensare in certe predominanze, quelle che indagano e alludono, sarebbe impoverire la portata della reale magnificenza. Mi sento un funambolo, che cercando di cadere da tutti i lati rimane in piedi e non cade. L’Arte non pretende l’opera, il linguaggio, la disciplina, ne lo stile, e nemmeno l’oggetto, l’idea, la cosa, l’azione, ne il suono, bensí la Libertá. Una sorta di sorteggio delle prigioni, (Evitare quei fanghi, direbbe Duchamp) sciogliere nodi, compromessi e vincoli, perché di fatto li abbiamo volenti o no, (siamo esseri della morte, sai, peró non potremmo essere anche esseri del nulla?) e questi sono i miei punti cardinali inevitabili, come quella bella frase di Rabindranath Tagore che ci regala:...l’albero, tiene sempre i suoi passeri sicuri su suoi rami, perché non imprigiona, al contrario offre...
-          Le menzioneró 5 nomi, (senza un ordine d’importanza) e lei mi dirá qualcosa su ogniuno di loro.

-          Leonardo Eiriz
Uno scorpione buono, nato sotto il sortilegio di un novembre di ceneri. Analitico, superbo, generoso e multiple. Uno dei miei piú grandi amici. Da lui ho appreso tantissimo. Uno il quale si odia e si ama con la stessa intensitá e la cui mancanza si sente in tutti i sensi. Vive, credo, a Cáseres, Spagna. Tre anni fa (l’ultima volta che seppi di lui) mi regaló un racconto, una riflessione stupenda su di un aneddoto nostro, tipico delle nostre strade habanere, (LucíFugo vedere a: http://www.conexioncubana.net/blogs/adrian_morales/?p=33) (dopo alcuni degli innumerevoli shows che tenevamo insieme nel Museo delle Arti Decorative) camminando e rubando fiori da quei giardini... Per me, uno degli ultimi romantici che ho conosciuto, un illustre, un autentico. Una bella persona alla quale mi unisce integritá e affetto.
-          Evaristo Machado
Il Negro caramba...Persona incredibile, pure lui. Vive in Canadá (felicissimo con la sua compagna). Da poco é stato qui, nella mia casa in Barcellona, cenammo e parlammo molto sul passato ed il presente. Continua a comporre e a produrre musica come un pazzo. Lui a Cuba era piu un jazzista e ballad singer, peró quando se ne andó cominció ad avvicinarsi alle sue radici, qualcosa che si intuiva giá allora, per la linea della sua opera ( e che invidio sanamente, perché per quanto mi riguarda, la mia ricerca é un’altra), questo fu piú o meno vertebrale nell’opera di ogniuno di noi, anche se non gli do nessuna importanza. Lui, incluso, cominció a fare Salsa, della buona, con una eleganza straordinaria. Buoni testi, bella presenza, niente di Timba aggressiva o volgare... Improvvisamente e a voce bassa, manca qualche tema che esorcizzi o maturi coscientemente e deliberatamente elezioni della vita, che ventilano o arieggi con sollievo, audacia e prodezza quello che so é e si sente in tutti i modi (scardinando la ‘guapperia’ tradizionale ed il sigillo implacabile del macismo testosteronico latino, con le sue letture rustiche e primitive delle nostre quattro pseudo-veritá esportabili, sole, Son, rum e cazzo grande) ed a buon intenditore poche parole bastano, questioni di Tabú per allora, che non vale la pena nemmeno di parlarne con amici, nessuno di noi ne aveva coscienza, peró che oggi sono idee consolidate, anche se non positive o politicamente corrette. Qualcosa che oggi fa meno paura comporre e attraversare, sulle questioni personali, di se stesso, che lui vive, tema che credo abbastanza piu interessante, rischioso, attuale e meno topico... per liberarsi delle tipiche canzonette di se stesso... Lei mi ama o non mi ama... che ogni volta gli credo sempre meno. Lo dico in chiave discretissima e rispettuosa, perché sono certo che lui capisce il mio dire. In generale: Mi piace il suo lavoro! Ed il suo percorso di crescita. Buon tipo.
-          José Raúl García
Un grande amico, compositore eccezionale, qualcuno con cui per molto tempo ho condiviso filie e fobie in questa scuola della vita. Una persona che mi ha fatto da famiglia quando la mia mi mancó. Un fratello in armi... Quando molti, per paura, smisero di frequentarmi, nel peggiore del periodo di fustigazione e censura, lui continuó a mostrarmi una lealtá che davanti al mio sguardo tuttavia gli fa onore. Questo, giammai, lo dimenticheró.
-          Maria Antonieta (la cantante Pop cubana)
Incredibile memoria la tua! Che donna bella, nobile e generosa! A prescindere dall’immagine di frivolezza leonina che proiettava nei suoi Shows negli anni ’80, con quelle capigliature e il suo temperamento esplosivo in scena, nella vita privata era di una maternitá ed una sensibilitá estrema. Ci fu un momento, dove lei, ci guidó, ci coccoló e ci diede da mangiare a tutti. A parte la sua bellezza fisica indiscutibile, (almeno io la vedo cosí) la sua spiritualitá e consegna erano come una luce. Una donna che ho amato tanto, che ci fece innamorare tutti (agli amici di allora) a prescindere dal fatto che venivamo da mondi differenti, avvicinandosi fisicamente e spiritualmente. Con lei volevamo fare mille cose, piú in lá di quello che alla fine si fecero.
Per me, piu di quello che si possa dire intorno alla musica leggera ed il Pop nazionale, lei fu leader di quella decade, in un certo qual modo, la nostra versione del Glam Tropical. Mantenendo le distanze, potremmo associarla ad una sorte di precursora di Monica Naranjo, le Azúcar Moreno e compreso, relativo all’epoca piu cafona di Desireless, Annie Lennox o il proprio David Bowie. In concomitanza con i tempi e la moda internazionale del momento; avezza a riccarsi i capelli in forma leonina e trasgressive le sue messe in scena con vestiti di un erotismo allora inusuali nel nostro Paese. I suoi spettacoli erano davvero molto singolari, si puó dire che giocava con il kitsch, ed un lancio palesemente androgino, tipico di quegli anni. Nello zenit del suo riconoscimento e popolaritá negli anni ’80, ci siamo conosciuti ed abbiamo vissuto insieme una epoca appassionatamente creativa, a prescindere dalla maniera differente che avevamo di intendere la musica, le canzoni ed i compromessi. Tony Carrera (in quel periodo, fonico del compositore e tastierista José Maria Vitier) ed io, componemmo e arrangiammo vari temi musicali per lei, aprendoci versatilmente ad altre possibilitá senza pregiudizi di intendere la creazione. Tra questi lavori si incontra la versione della canzone ‘Amor dificil’, tema originale del cantautore habanero Amaury Pérez Vidal, che lei cantó in televisione per la prima volta, e in un orario di massima audienza, vestita da uomo (con la cravatta), rapata quasi a zero, e tinta di biondo platino alla Blade Runner. Lei cambiava sempre immagine, riaffermandosi come musa o idolo (non dichiarato) del mondo gay della cittá, in versione subliminale, giá che allora questi temi erano tabú... emblema ed allo stesso tempo trasgressora, giá che si allontava sempre da quello che il suo pubblico si aspettava da lei, di un lignaggio da vedette, cantanti femminili cubane, per cominciare da Rosita Fornés, La Lupe e continuando con figure come Fara María, Mirta Medina ed Ania Linares tra le tante altre che furono molto piu trebbiate e prevedibili.
In Fondo, a quell’epoca, tutti andavamo malati di affetto, psico-pestati e frustrati per le mille ragioni circostanziali di cui oggi sappiamo, e non vale la pena rimarcare; ossia, a volte eravamo incapaci di sentire quanto importante fummo gli uni per gli altri, in ambiti diversi della vita, avvolti in quell’atmosfera cosí tanto inaridita dalle circostanze. Credo che mi sono rimaste cosa da dare, e darmi. Le conservo nel mio cuore bellamente.
-          Juan Enrique González (Juan-Si)
Per me, Juan-Si, é un vero visionario della mia generazione, (e continua ad esserlo); un grande ideólogo. Adesso, negli Stati Uniti, continua a soffrire la censura, facendo un’opera igualmente compromessa, tanto acida e coerente. Una persona estremamente coraggiosa ed perfetta. Capace di sostenere, anche nei momenti piu difficili, l’etica e la morale a prova di bomba.
Con lui ho mantenuto e mantengo tutto il feed-back. Di fatto l’anima paterna, fondatore del progetto 23 y G e il Ritual-ArDE insieme a Ricardo Vega, Jorge Crespo e Marcos Abad, credo che sia un vero profeta della nostra generazione, con quei rivendicabili happenings e dei due cortometraggi, ormai kult, del nostro cinema di finzione, Ritual per l’identitá e Ritual di un vecchio linguaggio. Fratello con anima, nelle idee, le immagini, le attitudini e le ricerche; le cui rotte ci mantengono ancor oggi, dopo tanti anni, complici e in sintonia totale. Per me rimane uno dei piú grandi artisti che ho conosciuto, e sicuramente dal quale ho appreso di piu ed ho ammirato ed ammiro. Da lui, sull’arte plastica, e da Julio Fowler sulla musica, (due discipline che ammiro in egual misura, a tutto tondo, senza riparo e rimango piccolo). Intellettuali, ambiziosi, colti, pluri disciplinari, creatori intensi, belle persone, con le quali non smetto di avere dei rapporti difficili, inquieti ed a volte ricolmi di tensioni affascinanti.
-          Per concludere, se crede possibile una democrazia a Cuba, con i fratelli Castro al potere, e se crede che il popolo cubano sia preparato al ‘cambio’.
No, non ci credo, te l’ho giá detto, nella maniera piu assoluta, ne con Castro e ne senza di lui... Penso che ne dalla Habana, Cuba, ne dall’esilio; da nessuna delle prospettive, il ‘cubano’ e quello che io intendo come tale, sia preparato, ma nemmeno facendo l’impossibile, cioé quello che si suole chiamare ed intendere come ricerca della democrazia, che come Borges la denomino: una tirannia della maggioranza stupida; dove il tuo voto intelligente (se lo è, quando lo è) vale lo stesso che quello di un imbecille o di un neo nazista.
Credo che i cubani non stiamo andando in quella direzione, e d’altrocanto, non ne sono nemmeno sicuro che questa sia la direzione corretta, ne la indicata da proporre come meta (non esiste una meta, ogni meta è un miraggio, non siamo passeggeri corridori di fondo, la vita non è una successione di atti, feudalismo, capitalismo, imperialismo, comunismo, ma bensí un luogo di prova, dove ogni individuo giunge a conoscere se stesso, ad apprender-si, a comunicar-si con i suoi simili-dissimili). Ricorro cosí, come Agustín García Calvo, quanto meno, ad un manifesto, ad un’energica denuncia che strappi, una volta per tutte, la benda dagli occhi, contro questa pace incivile e questa democrazia reale corrotta ed immorale, dove tutti partecipiamo apparentemente e tacitamente (?); facciamo quello che facciamo, o andiamo, o dove siamo diretti;  vogliamo venderla o no come supposto "successo" esportabile della luce elettrica, la rivoluzione industriale e l'apocalisse, della quale nessuno si vanta piu, né promette mattine radiose;  tale sta l'effetto serra e l'eufemismo ricettatore (quello dei massacri piu efferati e abominevoli), il "Vecchio” mondo, quello che Jean Baudrillard denomina fondamentalismi del "bene-stare" power inferno, e che Guy Debord negli albori del maggio del 68 parigino, scorge e definisce lucidamente come La Società dello Spettacolo.
- Per quando il prossimo concerto, la prossima esposizione?
In questo momento lavoro in varie cose contemporaneamente...Sto preparando una Tournée cornice del progetto itinerante “Sobredalí” o “La Metastasi dell'Inconscio” che viene ruzzoloni dal 2004, anno Dalí a Barcellona. Dopo inaugureró, in dicembre, una personale nella fiera di Art-Basel, a Miami ed a Barcellona nella galleria dove lavoro ora. Finisco due produzioni discografiche una mia e l'altra di una dotata pianista Conxita Bentz. Che oltre al primo testo, prova monografica abbondante e particolareggiata sul mio lavoro:  L'Arte non insegue l'Opera ma la Libertà’ prepara, secondo me, alcuni dei pilastri teorici del terreno della critica musicale della generazione degli ottanta, il nostro amico comune Joaquín Borges Triana;  testo di quasi 400 pagine sul mio lavoro, (che ha ritardato moltissimo per conflitti promozionali, liti, ma che finalmente, adesso riprendendo le redini in mano, controllando non solo i diritti, ma anche la responsabilità editoriale)... preparando un DVD di 90 minuti di documentario concentrando finalmente, contenuto annesso alla pubblicazione, una quantità ben importante di bibliografia, ed altre miscolanze sul mio lavoro che fino ad ora erano rimaste disperse in altre edizioni. Sai, continuo con il mio onda-sin-estésica. Con-fusione dei sensi e delle percezioni, in un'esperienza circolare. ¿Que tal la Risonanza? (modo di dire in cubano, intraducibile, peró piu o meno suona cosí: ‘ti sembra buono o vuoi continuare a far domande?’)

Web oficial: www.adrianomada.com
Laboratorio Multimedia: www.centralartprocess.com
Canal TV NomadART & Keteveo Produccions: http://vimeo.com/channels/108251

Videos:








“Serial Looker: Histeria Escópica Generalizada” Video Instalación: http://vimeo.com/18619670 

Proyección en Loop Video Instalación Multimedia AdriáNomada:

Post-Human Project. Primera Itinerancia. Casa Elizalde Programa Ánima Canal 33:  http://www.tv3.cat/videos/1517799

Feria Internacional de Arte Contemporaneo. Miami Art Basel 2009 Junto al Real Círculo Artistico de Barcelona:

Cortos de Cinema-Experimental Videografico, de la actriz y realizadora Maga Lee (con música de AdriáNomada)

Proyección en Loop para Video. Instalación de producción propia para nuestro artista George Rodéz:

 Art Jam Sessión. Música-Visual: http://www.youtube.com/watch?v=Se9ssnwiPsE

Making of de la Expo “Síntomas del Sueño II” del artista George Rodéz: http://www.youtube.com/watch?v=kh-rrQF47Sc
Video Instalación Multimedia sobre la obra del Artista George Rodéz. Síntomas PlasmAd@s:   http://vimeo.com/16858410

Informativo de TV3 Canal Autonómico que se proyecta también a través del Canal Internacional e internet, con un ranking de audiencia de más de 15 millones de espectadores: http://www.youtube.com/watch?v=SuvQp0nJu2w
Por favor miradlos en el link de alta calidad que tiene en azul debajo de la ventana del Youtube. Baja más lento pero se aprecian mejor todos los videos.

En directo en el Programa "Pacha Mama" de Radio 4 con Consol Sáenz en Radio Nacional de España. Le acompañan Aurelio Morata -Ex de la Banda de los 80 Los Rebeldes-, Yacine -Cheb Balowsky- y el percusionista Jordi Rallo:
http://www.youtube.com/watch?v=xr3mxJaUPfc&feature=channel_page

Fragmentos del Documental Monográfico La Razón TransFuga. ConVersar. Con Arnau Puig (Filósofo y Crítico de arte, fundador del grupo de vanguardia Dau al Set) y Félix Bentz (Presidente del Real Circulo de Bellas Artes de Cataluña y Director del Museo de Hengen):
http://es.youtube.com/watch?v=z28E2bjuS1k
http://es.youtube.com/watch?v=IRLubmU5SHc&feature=channel
http://es.youtube.com/watch?v=P6zHrd-J67M&feature=channel
http://www.youtube.com/watch?v=loFsXi574iU
http://www.youtube.com/watch?v=yUbplbbX1bo

Por “Las Damas de Blanco”. Conversa con Fernando Sabater (filósofo y una de las cabezas pensantes de la izquierda en España): http://www.vimeo.com/12182469


Documental Olfato Mutilado: http://www.youtube.com/watch?v=R7efHTW4OJQ
La Cuba de los 80. “Objeto Culinario”:  http://www.youtube.com/watch?v=66gE4Q0EPqE


Tienda Discográfica Animamusic: http://www.animamusic.net/


Con Amaury en "Hoy como Ayer": Dialogos Litorales, Conversas en tono menor.
1- http://vimeo.com/11986275